La Storia

Vaiano è certamente da annoverare tra le più antiche stazioni preistoriche della regione Lombardia. Tra il 1868 e il 1896 furono ritrovati documenti dimostranti che la nostra zona fu abitata fin dall'età della pietra. Furono ritrovati un piccolo vaso di pietra e una lancia di bronzo (probabilmente di epoca molto posteriore). Durante i lavori di scavo del Canale Vacchelli, vennero alla luce avanzi di palafitte lacustri. Il villaggio, fin dal suo sorgere, rimase assorbito nell'orbita di influenza della vicina Pieve di Palazzo Pignano, una piccola dipendenza, una frazione rivierasca, forse un vero possedimento, in cui i signori di Palazzo tenevano, addetti alla terra e alla pesca, coloni e barcaioli. Perciò le antiche sorti di Vaiano si possono compendiare con quelle di Palazzo.

Il nome di Vaiano si trova con la forma «VALLIANUM» nel famoso documento che enumera le località dell'«Insula Fulcheria» di pertinenza dell'Imperatore Federico Barbarossa. Viene nominato «VALIANO» in un documento del 992, una donazione di un certo prete Pietro in favore della Basilica di Sant'Ambrogio, ma non si ha la certezza che sia riferito al nostro paese. In un documento del 1192, in cui Enrico VI cede ai cremonesi i suoi diritti su Crema e sull'«Insula», è detto «VAJANUM». Il significato di tale nome deriva probabilmente da un avvallamento o declivio, dalla giacitura del terreno che anticamente si abbassava verso le acque; e sta bene anche per il contrapposto «Monte», che segna il rialzo della sponda nella vicinissima località.

Notizie più precise si hanno, grazie all'archivio parrocchiale, a partire dal 1562. Nel 1595 Vaiano era una comunità di 674 persone. Nel XVII secolo vi erano dure condizioni di vita: altissima mortalità infantile, pericolo di carestie ed epidemie. Inoltre bisogna tener conto delle malattie dovute alla mancanza d'igiene e alla scarsità del cibo. La peste del 1630 fece 32 vittime. Vi furono anche alcune morti per uccisione. Il paese fu messo a sacco nel 1617 dalle milizie di Don Pedro di Toledo, governatore spagnolo di Milano. Da una valutazione delle terre cremasche fatta nel 1685 dal governo della Repubblica Veneta, risultò che i "cittadini", ossia coloro che vivevano senza lavorare la terra (quasi esclusivamente nobili di note famiglie dell'aristocrazia cremasca), possedevano il 58% del perticato totale e delle case del paese. La Chiesa era proprietaria del 5% del terreno. I contadini possedevano il 40% delle case e il 15% della superficie dei campi. I nobili non vivevano stabilmente a Vaiano ma vi tenevano tutt'al più una casa per la villeggiatura e la caccia.

La famiglia contadina era formata da più nuclei familiari (pluri-nucleari) che convivevano sotto lo stesso tetto. Ciò consentiva di risentire di meno della morte di qualche membro e il lavoro poteva essere meglio ripartito fra i familiari. A volte, per integrare le forze di lavoro familiari, i contadini benestanti ingaggiavano servi (ragazzi dai 13 ai 29anni) che s'installavano stabilmente per alcuni anni nella loro casa.
La parrocchia era priva di beni e dipendeva, per le spese di mantenimento, dalle offerte della comunità, che aveva il diritto di eleggere il parroco e di rimuoverlo. La religiosità era molto diffusa. Nel 1700 iniziò la costruzione del'attuale chiesa parrocchiale, consacrata nel 1717. La popolazione nell'anno 1700 era di 1158 abitanti.

Nel 1797 il cremasco passò dal dominio della Repubblica di Venezia a quello della Francia. Seguì un'ondata modernizzatrice che abolì i privilegi feudali. Purtroppo non ci è rimasta quasi nessuna documentazione di questo periodo essendo andata perduta una parte dell'archivio comunale.
Il vaiolo e il colera mietevano ancora vittime (il colera del 1836 provocò 54 morti), anche perché molti ammalati rifiutavano di farsi curare perché temevano di essere avvelenati. Tuttavia la popolazione aumentava: nel 1814 era di 1556 abitanti; nel 1859 era salita a 1745. 

Nel 1815 a Vaiano dominava ancora la grande proprietà nobiliare che possedeva più del 60% delle terre, anche se già era sorta una grande proprietà di origine non nobiliare. Erano spariti i possedimenti ecclesiastici, posti in vendita dai governi napoleonici.
Una famiglia aristocratica era in costante ascesa: i Vimercati Sanseverino. Nel 1842 divennero i maggiori proprietari del paese. Occupandosi assiduamente dell'amministrazione delle loro terre, ingrandirono le loro proprietà.

Nelle grandi aziende alla metà dell'800 la manodopera era costituita da salariati fissi, da braccianti obbligati e da braccianti fissi. Molti degli abitanti di Vaiano facevano parte di queste tre categorie di salariati, le cui condizioni di vita erano estremamente misere. I contadini mangiavano minestra di riso e verdura; polenta con un po' di vino nella stagione estiva. Gli uomini vestivano di fustagno e le donne usavano abiti di stoppa di lino ordinario stampato. La crisi agricola degli anni '80 colpi anche Vaiano. Andò in crisi l'agricoltura tradizionale e si affermò l'agricoltura capitalistica. L'estensione delle culture prative (richiedenti meno manodopera) e l'introduzione delle prime trebbiatrici meccaniche, aumentò il numero di coloro che per gran parte dell'anno erano disoccupati.
Alle fatiche agricole non si sottraevano né le donne né i bambini, che a 7 anni iniziavano a lavorare come custodi del bestiame. Le case e le cascine erano raggruppate quasi tutte in paese, separate da vie tortuose, strette, male acciottolate e prive di fognature. Gli edifici erano generalmente a due piani con il piano superiore adibito a granaio. L'interno delle abitazioni era angusto, col pavimento di terra battuta e vi mancavano aria e luce; il mobilio ridotto al minimo. Non tutti avevano una casa: i mandriani e i bifolchi spesso "abitavano" con il bestiame. Malaria e pellagra erano i maggiori flagelli, ma vi erano anche le febbri reumatiche, le infezioni intestinali, la tigna, il tifo, il gozzo, le malattie cardiache.
Anche la struttura familiare subiva trasformazioni. Le grandi famiglie patriarcali si erano disgregate, si affermava la famiglia composta dai coniugi e dai soli figli.

Nei piccoli paesi come Vaiano, solo nel 1896 un decreto reale stabilì che il Sindaco venisse nominato dal Re su indicazioni del consiglio comunale. Aveva diritto di voto solo chi pagava un minimo di lire 5 di imposta diretta. Il numero degli elettori era molto ristretto e la massa contadina rimaneva esclusa dalla gestione delle amministrazioni locali: nel 1871 gli aventi diritto al voto amministrativo erano 155.

Le vicende risorgimentali non furono molto sentite dalla maggior parte dei vaianesi che si trovarono, si può dire dall'oggi al domani, a far parte del Regno d'Italia senza aver partecipato o lottato per la sua nascita.
Da ricordare la figura di Don Barboni, il parroco del tempo molto attivo in campo sociale. Nel 1855 fondò la Società Operaia di Mutuo Soccorso per garantire un minimo di assistenza in caso di malattia o infortunio ai lavoratori agricoli e di aiuto ai piccoli proprietari e ai fittavoli. A favore dei contadini e degli operai fondò nel 1894 la Cassa Rurale; ad essa fu aggregata una cooperativa di consumo che doveva fornire a buon prezzo cibo di buona qualità alla gente più povera. Nel 1879 promosse una colletta per l'acquisto di un concerto di campane, poi si impegnò per la costruzione di una gradinata che sostituisse i basamenti su cui posava l'edificio parrocchiale, opera approvata nel 1883. Nel 1898 la sede del Comitato Parrocchiale fu perquisita dalla polizia. Furono sequestrati documenti e la bandiera.

L'entrata in guerra del 1915 suscitò anche nel cremasco, specie fra i contadini, un sentimento di opposizione al conflitto. Un fatto accaduto all'epoca ne è testimonianza. Il 13 febbraio 1915, il professor Rigotti, ardente interventista, tenne un comizio rimproverando ai contadini scarso patriottismo. Si recò quindi a Monte Cremasco, dove il suo discorso fu contestato dapprima con cori e grida di dissenso, poi con lanci di sassi e mattoni contro l'aula della conferenza. L'oratore rimase assediato da persone armate di falci, bastoni e scuri. Al ritorno, ripassando da Vaiano, il professore e la scorta trovarono una cinquantina persone, in gran parte donne, che iniziarono a lanciare sassi, ferendo un carabiniere. In seguito a questi fatti, furono arrestate 28 persone a Monte e 15 a Vaiano. Alcuni imputati furono condannati ad un anno di reclusione e a lire 600 di multa; altri a 4 mesi e 15 giorni e a lire 200 di multa. Vaiano ebbe nella prima guerra mondiale 46 morti e alcuni invalidi: gran parte di queste persone proveniva dalle file del proletariato rurale.

Era ovvio che, sopraggiunta la pace, le simpatie ed i consensi andassero a coloro che erano stati pacifisti: ai socialisti e al cattolico Miglioli. Il problema della disoccupazione, dopo la smobilitazione dell'esercito, assunse proporzioni vastissime. Nel marzo del 1919 più di cento uomini emigrarono in cerca di occupazione e anche molte ragazze andarono a cercar lavoro lontano. In paese stazionavano moltii disoccupati ma i proprietari preferivano impiegare donne, vecchi e fanciulli perché pagati meno. Nel 1919 sorse a Vaiano una lega bianca e una sezione del PPL. Anche i socialisti, sull'onda delle grandi lotte bracciantili condotte con successo nella Valle Padana, si organizzarono.
Nel frattempo il fascismo aveva preso il potere. Farinacci tenne un comizio in paese nel '22, seguito da tafferugli con i contadini.
I fascisti vaianesi decisero di impedire i festeggiamenti del Primo Maggio. Assaltarono il circolo socialista e si recarono a casa del capolega rosso minacciandolo insieme alla famiglia. Il circolo fu devastato altre 21 volte e il capolega ferito. La notte del 1 gennaio 1923 venne appiccato fuoco al solaio del Municipio ma si riuscì ad evitare ingenti danni all'edificio. L'Amministrazione fascista si insediò nel 1923. Nel 1924 fu conferita la cittadinanza onoraria a Mussolini.

Quando gli alleati nel 1943 sbarcarono in Sicilia e il Gran Consiglio decise le dimissioni di Mussolini, anche Vaiano manifestò contro il fascismo. Il 27 luglio '43 una folla di dimostranti si riversò nella sede del fascio e della GIL distruggendo le effigi del duce, i registri e documenti. La Repubblica di Salò non trovò né aderenti né collaboratori in paese. Il passaggio delle truppe tedesche l'occupazione delle due ville Vimercati Sanseverino da parte del comando germanico, l'uccisione di un contadino di Monte da parte di una pattuglia tedesca, accrebbero in paese la resistenza contro tedeschi e "repubblichini". La lotta partigiana si avvertì anche in paese. Un'annotazione nel diario della Brigata Garibaldi riporta: «Vaiano Cremasco: un distaccamento di 12 sapisti comandati da Tessadori Paolo» (SAP ovvero Squadre Azione Patriottica).

Nel referendum istituzionale del 1947 la monarchia ebbe il 60% dei voti.

Nel dopo guerra, il paese conobbe, come il resto dell'Italia, rapide e profonde trasformazioni, passando da un'economia prevalentemente agricola ad una industriale.

Nel 1963 vengono concesse agevolazioni per l'insediamento di tre importanti ditte: Gaiotto, Cardificio Italiano e CIMI. Nel 1964 viene progettato il metanodotto. Nel 1968 inizia a funzionare la Biblioteca Comunale. Nel 1970 vengono inaugurati ufficialmente i restauri della Chiesa Parrocchiale e i vaianesi possono ammirare una tela - L'Incoronazione di spine - attribuita a Tiziano. Nel '73 apre la farmacia. Nel 1975 viene contratto il mutuo per la costruzione dell'acquedotto. Nel 1976 si avvia l'allargamento della rete fognaria. Altra opera importante: la costruzione del depuratore nel '77. La chiesetta di Sant'Antonino viene restaurata completamente nel '78, l'oratorio nel 1981.

(da Quattro Chiacchere su Vaiano)