Il Territorio

Il Moso

Il Moso (dall’antico tedesco “moos”, cioè “palude”), anticamente la maggiore palude presente nel Cremasco, venne bonificato all’inizio del Novecento. La formazione del Moso era dovuta all’afflusso delle acque colatizie dei terreni superiori e delle risorgive, la cui stagnazione era favorita dalla presenza di un terreno argilloso impermeabile: tra gli immissari, il principale era l’Acqua Rossa. Anticamente il territorio costituiva proprietà indivisa delle comunità locali e veniva utilizzato per la pesca o il pascolo brado; a partire dall’epoca napoleonica, i governi centrali fecero pressione sulle comunità locali affinché il territorio fosse suddiviso e venduto all’asta: il Moso venne così acquistato in parte dalla famiglia Zurla e, più tardi, dal conte Vimercati. La bonifica iniziò nel 1890 con la costruzione del canale Marzano, per concludersi solo con l’apertura del canale Vacchelli. Oggi il Moso costituisce l’habitat per molte specie animali e vegetali ormai rare nel territorio circostante: per quanto riguarda l’ittiofauna, oltre ai più comuni ghiozzi, vaironi e scazzoni, si posssono ancora trovare, seppur sempre più raramente, il luccio, la lampreda padana e il gambero d’acqua dolce; la flora è ricca e variegata: oltre al giunco e alle canne palustri, crescono l’erba gamberaia, il crescione, il sedano d’acqua e molte altre specie. L’area del Moso, tuttavia, non è immune al pericolo dell’inquinamento: si auspica, pertanto, l’istituzione di una vera e propria riserva naturale.